PUNTI EMERSI NEL 1° INCONTRO GRUPPO DI LAVORO SUI RISCHI PSICO-SOCIALI DEL 18.07.2020
1. Vi è la necessità di dare un contributo innovativo sulla tematica dei rischi psico-sociali e di formulare un linguaggio comune agli addetti ai lavori.
2. Vi è, inoltre, la necessità di creare una valida linea di demarcazione tra normali reazioni al contesto lavorativo e patologia, nel rispetto dei tempi di adattamento del lavoratore. Bisogna fornire una guida clinica per discernere quando si è realmente in presenza di una patologia.
3. Si sa come individuare i fattori di rischio psico-sociali, ma vi è incertezza su come agire successivamente (spesso si è esperti nel produrre dati e non soluzioni!).
4. Vi è la necessità di intervenire sul singolo lavoratore nel rispetto della sua individualità e di non fare ricorso a procedure standard, poco efficaci. Mancano degli strumenti che possano supportare l’azienda quando vi è la volontà di aiutare il lavoratore in difficoltà. Molte tensioni aziendali (tra lavoratori o tra dirigenza e lavoratori) sono frutto non tanto di problematiche reali sul lavoro ma di stati personali alterati.
5. Si sta diffondendo lo smart working. Questa tipologia di lavoro elimina il confronto, amplifica la solitudine e l’isolamento sociale del lavoratore. A ciò non siamo ancora preparati. Le problematiche legate ai mutamenti delle procedure di lavoro esploderanno nel breve periodo.
6. È opportuno trasformare i centri clinici per la valutazione del disagio lavorativo (come quelli per il mobbing) in centri di primo ascolto dove professionisti qualificati possano dare il consiglio giusto al lavoratore prima di medicalizzare un evento che deve essere osservato da una prospettiva prevalentemente sociale e non solo medica.
7. Il gruppo di lavoro deve dar vita ad una produzione tecnico-scientifica e proporre interventi di natura formativa/informativa diretti alle aziende.