RISCHIO PSICO-SOCIALE

RISCHIO PSICO-SOCIALE

GRUPPO DI LAVORO COORDINATO DA GIORGIO MISCETTI E GIUSEPPE FERRARI per informazioni clicca qui


I rischi psico-sociali, in particolare lo stress lavoro-correlato e il burnout, rappresentano una delle sfide principali con cui è necessario confrontarsi nel campo della salute e della sicurezza sul lavoro in quanto hanno considerevoli ripercussioni sulla salute delle singole persone, ma anche su quella delle imprese e delle economie nazionali.

Quando si considerano le richieste lavorative, è importante non confondere i rischi psicosociali – come ad esempio un carico di lavoro eccessivo – con quelle che invece possono semplicemente essere condizioni e situazioni stimolanti. Quest’ultime, sebbene talvolta siano impegnative per l’individuo, non possono infatti essere considerate come un “rischio”, qualora vengono supportate dall’esistenza di un ambiente di lavoro che offre sostegno ai propri lavoratori, e qualora quest’ultimi siano correttamente preparati e motivati a utilizzare al meglio le loro capacità.

È corretto invece parlare di rischio psico-sociale quando i lavoratori sono effettivamente sottoposti a un eccessivo carico di lavoro, caratterizzato da richieste a cui non riescono a far fronte, e che porta dunque a un vissuto di stress.

Cos’è dunque lo stress? E perché è dannoso per l’individuo?
Lo stress è la risposta del nostro organismo difronte a qualsiasi stimolo ambientale. Lo stress ci permette di adattarci al contesto, di far fronte agli imprevisti, ai cambiamenti e alle novità. Ma se la risposta di stress si protrae troppo a lungo nel tempo o se è eccessivamente intensa, può rappresentare un salute. Le cause dello stress possono essere stimoli di natura fisica, psicologica e sociale che producono forti pressioni sul nostro organismo anche quando non ce ne accorgiamo.
Lo stress, infatti, di per sé non è una malattia ma una situazione di prolungata tensione che può determinare un cattivo stato di salute e contribuire al peggioramento di patologie pre-esistenti.

AIPMeL si vuole occupare di due principali fenomeni che interessano lo stress legato al contesto organizzativo, lo stress lavoro-correlato e il burnout.


RISCHIO STRESS LAVORO-CORRELATO

Stress e stress lavoro-correlato sono fenomeni distinti, talvolta interconnessi, accomunati dal fatto di non essere malattie, pur potendo sfociare in situazioni patologiche. 

Con il d.l. 81/08 è stata introdotta l’obbligatorietà, nella valutazione dei rischi, di includere tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, compresi quelli legati allo stress lavoro-correlato.
A più di 10 anni dal decreto legge alcuni quesiti sono rimasti però ancora irrisolti.


Quanto lo stress lavoro correlato incide realmente sul benessere dei lavoratori? E in che modo?

Quali sono i veri pericoli del rischio stress lavoro correlato?

I profondi cambiamenti che stanno attraversando il mondo del lavoro impongono una nuova riflessione sull’impatto del contesto organizzativo sui singoli individui.

Quando si parla di rischio stress lavoro-correlato è necessario isolare il contesto lavorativo da quello della vita privata del lavoratore.
I rischi, presenti in tutti gli ambienti lavorativi, che potenzialmente possono provocare un danno per la salute dei lavoratori, non sono eliminabili e per questo devono essere valutati, conosciuti e monitorati.

La scelta degli strumenti più appropriati per la valutazione e il monitoraggio è un aspetto cruciale del percorso.
In questo senso la ricerca può essere fonte inesauribile di nuovi approcci e conoscenze, orientando il lavoro dei professionisti sempre più verso una strada condivisa.

In caso di individuazione di un problema di stress lavoro-correlato, occorre adottare misure per prevenirlo, eliminarlo o ridurlo. Il compito di stabilire misure appropriate spetta al datore di lavoro, nonostante ciò la partecipazione e collaborazione del Medico Competente e delle altre figure coinvolte è fondamentale.


BURNOUT

Il burnout (alla lettera essere bruciati, esauriti, scoppiati) è un fenomeno contrassegnato da alcuni fattori: esaurimento (stanchezza psicofisica e sensazione di essere emotivamente svuotato), disaffezione lavorativa (atteggiamento negativo e di distacco verso l’attività lavorativa) e ridotta efficacia professionale (sensazione di diminuzione o perdita sia della propria competenza professionale, che del proprio desiderio di successo).

Tale fenomeno viene tratteggiato per la prima volta da Emil Kraepelin nei primi anni del ’900; lo psichiatra evidenzia come le scarse risorse pubbliche e le condizioni della vita professionale degli operatori del settore psichiatrico possono comportare delle conseguenze negative sull’attività del personale quale, ad esempio, il veloce “esaurimento”.

Il burnout non è un fenomeno legato a un disagio strettamente individuale, bensì rappresenta un segnale di malessere diffuso che si manifesta attraverso uno o più persone e che può essere compreso e trattato solo se lo si esamina come un problema che riguarda l’intera organizzazione in cui si palesa. 

Gli studi più recenti forniscono una lettura del burnout come l’estremo di un continuum al cui sommo opposto si trova la dimensione del job engagement, ovvero la propensione a lavorare con grande energia, a essere emotivamente coinvolto e a sentirsi efficace nella propria attività.

Il burnout si basa sullo stesso meccanismo che regola lo stress lavorativo, cioè l’eccesso di stimolazioni esterne, che incide negativamente sull’abilità adattiva della persona. 

Il rinnovato interesse per questo fenomeno negli ultimi anni impone una nuova sfida alla medicina del lavoro e alla psicologia, per compiere i primi passi è fondamentale che queste due discipline uniscano le forze.